Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 19 ottobre 2007 I giornali di oggi (21 agosto 2007) riportano con un certo rilievo la notizia dell'autorizzazione rilasciata ai F.lli Lunelli per trasformare un'area di 13 ettari, situata a monte di Villa Margone, attualmente boscata, in un vigneto. Sul progetto già da tempo il WWF aveva sollevato numerose obiezioni, in particolare di carattere urbanistico-ambientale e paesaggistico. Non v'è dubbio che Villa Margone – a prescindere dal fatto che le servitù di uso pubblico comprendano o meno il bosco circostante – sotto il profilo architettonico-paesaggistico rappresenta un unicuum che non può essere valutato se non in modo, per l'appunto, unitario, essendo ovvio che il valore architettonico dell'edificio non può non essere valutato separatamente dal contesto ambientale in cui è collocato. A ciò si aggiunga la considerazione naturalistica che riguarda specificamente il bosco circostante alla villa, che costituisce uno dei pochi esempi di macchia arborea tipica della parte collinare della Valle dell'Adige e che, purtroppo, sta a poco a poco – ettaro dopo ettaro, si potrebbe dire – per essere sostituita da vigneti, nel totale disinteresse. Mi rendo peraltro conto che molte di queste osservazioni dovrebbero essere rivolte alla Giunta comunale di Trento che ha rilasciato l'autorizzazione, ma una riflessione dovrebbe essere effettuata anche dalla Giunta provinciale alla quale compete la tutela dei beni architettonici come quelli, per l'appunto, con le caratteristiche di Villa Margone. Recentemente la magistratura si è occupata anche di un'altra bonifica con trasformazione di una macchia boschiva caratteristica in vigneto: mi riferisco alla bonifica, sempre nel Comune di Trento, che riguarda Cadine. Vedremo come andrà a finire. Nel caso di Villa Margone, a parte gli aspetti paesaggistico-ambientale di cui altri hanno già parlato con fondati argomenti – mi preme richiamare l'attenzione sulla questione “acqua”. Molto recentemente – con riferimento ad altri vigneti di proprietà Lunelli nella zona di Ravina – sono sorte polemiche: antiche consuetudini ed usi sarebbero stati modificati a vantaggio degli uni ma con danno per altri. Chi abbia ragione lo dimostreranno eventuali sentenze se si dovrà arrivare a tanto. Ciò che rileva, sotto il profilo del controllo pubblico, è la carenza di acqua della zona (un problema comune ad altre campagne che si trovano sulle pendici del complesso montuoso del Bondone), e quindi la necessità di tener conto della disponibilità idrica prima di autorizzare eventuali trasformazioni del territorio, non solo a fini agricoli (lo stesso problema si pone, in altri contesti, nel comparto sciistico: si autorizzano nuove piste e poi vengono saccheggiate le riserve idriche per fare la neve artificiale, sotto il ricatto economico-occupazionale: “altrimenti si devono chiudere gli impianti!”). E' fuori di dubbio che i vigneti – soprattutto nei mesi fra giugno e luglio, quando le precipitazioni scarseggiano – richiedono abbondanti quantitativi di acqua. Tale circostanza dovrebbe indurre a fare rigorose valutazioni sulla disponibilità idrica del territorio, prima di autorizzarne la trasformazione. Tanto premesso, interrogo il Presidente della Giunta provinciale per sapere: 1. quale parere, sotto il profilo ambientale-architettonico e naturalistico-forestale abbiano eventualmente rilasciato i servizi provinciali in ordine alla trasformazione di 13 ettari di bosco circostanti a Villa Margone in vigneto; 2. quali siano le valutazioni tecniche – sotto il profilo agronomico – in ordine alla esistenza o meno di sufficienti quantitativi d'acqua da utilizzare a fini irrigui, tenendo conto anche di quanto già necessitano agli altri fondi coltivati della zona. cons. Roberto Bombarda |
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